LA RICERCA DELLE PERSONE SCOMPARSE

La triste vicenda di Sarah Scazzi, ha reso di estrema attualità un’attività investigativa alquanto complessa: la ricerca delle persone scomparse.

In tali casi vi è spesso un disorientamento giuridico oltreché investigativo.

Tranne, infatti, rari casi acclarati, quali omicidio, suicidio o rapimento a scopo estorsivo, per il resto si naviga in una sorte di oblio e la ricerca, a volte, può risultare lunga e infruttuosa. Infatti non si può stabilire con certezza, nell’immediato, se la scomparsa sia di carattere volontario o involontario.

Al riguardo, occorre precisare che per volontaria, si intende causata da altri soggetti (si pensi, ad esempio, al rapimento a scopo estorsivo o vendicativo); involontaria, quando è determinata dallo stesso soggetto scomparso (disagio esistenziale, lite tra coniugi e parenti etc).

Inoltre la scomparsa può essere legittima, può configurare un reato, può essere un fatto privato, come può inquadrarsi in una condotta che può incidere sulla sicurezza pubblica. Come operare in maniera efficace in questi casi?
L’attività investigativa deve necessariamente comporsi di 3 fasi:

Una prima fase di archivio, che contenga dati anagrafici, somatici ed investigativi. Generalità, stato civile, professione (dati anagrafici) ; altezza, peso, colore dei capelli e degli occhi, segni particolari (dati somatici); maggiorenne o minorenne, tenore di vita, se alcol o tossicodipendente, se depresso, malato, pregiudicato, liti familiari. ecc. (dati investigativi).
La seconda fase è l’ipotesi sulla scomparsa: se sappiamo, ad esempio, che il soggetto è benestante, un ipotesi verosimile, potrebbe essere quella del rapimento a scopo di estorsione. Se è malato, si potrebbe ragionevolmente pensare ad un ricovero in ospedale. Se pregiudicato, ad una clandestinità.
Una terza fase di gestione, raccolta e valutazione dei dati fin qui acquisiti. E’ questa la fase operativa vera e propria. Nei casi in cui si possa configurare un reato, è d’obbligo la comunicazione dello stesso ai sensi dell’art. 347 c.p.
Segue la ricerca in campo nazionale, attraverso l’intervento di polizia o carabinieri. Internazionale, attraverso il ministero degli interni, ambasciate, consolati. Ricerche presso ospedali, istituti di medicina legale, istituti psichiatrici, comunità di recupero, Ricerche tramite organi di informazione, quali giornali, radio e tv.
In Italia scompaiono migliaia di persone ogni anno e il fenomeno è purtroppo in forte ascesa. Per fronteggiarlo è stato predisposto un documento che indica una linea guida da adottare, per favorire la ricerca. Ad agosto 2010, tale direttiva, è stata diramata a tutte le Prefetture attraverso una circolare del commissario del governo. Prevede, oltre a delineare un’attività di pianificazione e fasi operative, anche attività di supporto ai familiari dello scomparso e relazioni con i mass media per stabilire un’efficace strategia di comunicazione.
Massimo Lippolis

Tratto da zonedombra